COMUNICATO STAMPA / 3 aprile 2020
È un vero e proprio grido di richiesta di aiuto quello lanciato dall’Associazione Ristoratori del Trentino durante il direttivo che si è tenuto ieri sera in videoconferenza.
«Per tutelare la salute, giustamente, – dichiara il presidente dell’associazione Marco Fontanari – ci è stato imposto di chiudere e questo anche a tutela nostra e dei collaboratori, anche perché il nostro lavoro è fatto di contatti e relazioni; però adesso è venuto il momento di pensare alla salute delle nostre aziende. Non c’è più tempo da perdere: è necessario un intervento concreto anche per poter creare le basi di una solida ripartenza, non appena l’emergenza sanitaria sarà terminata».
«Sicuramente la moratoria dei mutui e gli altri interventi sono un primo aiuto, una boccata d’ossigeno però quello che chiediamo a gran voce è che ci venga riconosciuto quanto non abbiamo potuto incassare e non incasseremo a causa della chiusura. Siamo pronti a presentare i bilanci degli anni scorsi, con gli incassi degli stessi periodi. Abbiamo bisogno quindi di aiuti a fondo perduto: la moratoria dei mutui, l’apertura di nuove linee di credito, alcuni pagamenti posticipati rischiano di essere un boomerang per molte aziende, rischiano di essere solo delle cure palliative. Abbiamo invece bisogno di liquidità, di interventi tangibili e concreti, come sta succedendo in Germania».
«Quasi nessuno ha poi parlato delle perdite derivanti dal deperimento dei prodotti o delle materie prime che erano presenti all’interno delle nostre attività, dalla sera alla mattina abbiamo dovuto chiudere ma allo stesso tempo abbiamo i fornitori che chiedono di essere pagati».
«In questo momento in cui siamo chiusi purtroppo i costi fissi rimangono e più passa il tempo e più le nostre aziende rischiano. Tenete presente che quando si riaprirà sembra che ci saranno delle limitazioni e queste si tradurranno in ulteriori costi (come la sanificazione dei locali) e ulteriore stretta nei ricavi, per via del distanziamento che inevitabilmente dovremmo mantenere. Quando riapriremo vogliamo farci garanti che i nostri locali saranno sicuri, estendendo questa garanzia al territorio, però sarebbe impensabile di riuscire ad accollarci tutti i costi, ed inoltre per poter garantire il lavoro ai nostri collaboratori avremo bisogno di concreti abbattimenti del costo del lavoro»
«I pubblici esercizi in Trentino – conclude Fontanari – rappresentano 3.852 aziende con oltre 14.000 addetti. La ristorazione 1.480 con oltre 7.600 addetti: siamo sicuramente il settore più colpito a causa del coronavirus. Si tratta di un settore vitale che ha bisogno di sostegno: anche una volta terminata l’emergenza occorre affrontare alcuni temi cruciali, come il ritorno alla contingentazione delle licenze ed ai voucher, uno strumento la cui flessibilità sarà indispensabile».